“L’intelligenza altro non è che la conseguenza di un’esperienza” (Piaget)
L’apprendimento esperenziale, così si chiama. Non è una moda, nè un vezzo delle scuole frequentate dai figli dei ricchi. E’ una branca di studi che sta dettando come impareremo e come forse non abbiamo mai veramente smesso di apprendere.
Quante volte abbiamo letto o sentito dire “Il bambino non fa quello che gli dici, fa quello che fai”, qualsiasi genitore o insegnante potrà confermarlo.
Questo perchè il bambino apprende per simulazione e per esperienza. Il suo modo d’essere e di conoscere il mondo è il corpo.
Il bambino agisce concretamente con le azioni e i sensi sugli oggetti della realtà, e da questo ne deriva i significati e li struttura in schemi e infine in concetti.
Ti riorda qualcosa? Esiste già un luogo in cui agisci immediatamente e subisci i feedback del mondo-sistema. In questo luogo nessuno si siede a spiegarti cosa fare e cosa non fare. Apprendi tramite esperienza, se va male, muori, e ricominci. Il processo di apprendimento esperenziale è parte essenziale di ogni videogioco. La famosa “learning curve”, ovvero la curva di apprendimento da progettare per consentire al giocatore di imparare senza farlo entrare in ansia per i troppi stimoli e viceversa, senza annoiarlo per la mancanza di stimoli ed azioni da svolgere.
Gli studiosi difatti ci dicono che per strutturare una lezione “esperenziale” non si dovrebbe partire dalla soluzione ma dal problema. E si chiede al bambino-discente di trovare soluzioni. La soluzione è sempre legata all’azione e l’azione è il centro del gameplay. Rappresentano lo strumento che ha il giocatore per esplorare, conoscere quel mondo e risolvere quei problemi.
E gli adulti, sono così tanto diversi?
Affatto.
Secondo l’Andragogia (che sarebbe “La scienza per aiutare l’adulto ad apprendere”) un adulto impara solo se ‘ha bisogno’ e se gli ‘torna utile’ perché è difficile per lui uscire dalla sua ‘Zona di Comfort’
La Formazione Esperienziale si focalizza su quanto possiamo apprendere nel Qui-E-Ora, al fine di risolvere un problema che ho ADESSO.
Quanto detto per i videogiochi può essere usato anche per gli adulti (dato che l’eta media dei giocatori si attesta sui 30 anni circa), ma, in aggiunta, qualsiasi simulazione aziendale o processo di apprendimento laterale – come i famosi Lego serious play – partono da un problema e forniscono gli strumenti per raggiungere la soluzione tramite le azioni che il sistema consente. Anch’esse sono esperienze.
Per questa ragione crediamo che il game-based learning sia la metodologia migliore per attivare un processo di learning efficace. Di fatto, nessun uomo ha mai smesso di imparare così, sin da quando era bambino ed abbiamo la certezza che questi strumenti sono efficaci e funzionano dato l’altissimo tasso di apprezzamento, il bassissimo tasso di abbandono dell’esperienza che ogni game-based learning experience in ogni parte del mondo raggiunge.
Non vogliamo ovviamente banalizzare un concetto tanto complesso quanto il game based learning. Ogni esperienza è un caso a sè, per come è stata progettata, presentata, fruita e riportata. Ci sono davvero tantissimi fattori di cui tenere conto. Il game-based learning NON è una bacchetta magica che farà apprendere tutto ciò che volete ai vostri impiegati e non è, meno che mai, un modo per far fare ai vostri impiegati ciò che volete. Nulla di tutto ciò.
Chi propone e progetta l’esperienza di apprendimento deve fare i compiti a casa come sempre. Scegliere la tipologia di esperienza e le componenti di engagement da attivare in maniera sapiente. Esistono esperienze learning basate sulla competizione, altre sulla collaborazione, altre learning experience possono basarsi su una storyline o sul concetto di story-doing, altre ancora possono dispensare badge e reward, e potrei andare avanti all’infinito.
Ciò che è certo è che il learning esperenziale rappresenta la base scientifica che valida ogni game based learning experience che troverete in giro. Vale la pena dare un’occhiata ed uscire dalla propria zona di comfort, per imparare qualcosa di nuovo, anche in questo settore.
Salvatore Mica